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Minari

Non che Minari sia un brutto film. Ma andiamo con ordine.

Non so da quanto tempo non vedevo un film in sala. Forse agosto 2020 a Bologna, al festival del cinema ritrovato. Vedere la pellicola di Lee Isaac Chung mi ha dimostrato che fra le molte conseguenze importanti del covid ce ne è una meno importante ma che oggi si fa sentire: la disabitudine alla sala.

Eccezion fatta per Soul e Wolfwalkers, visti in streaming con amici, non mi è più capitato di vedere un film dall’inizio alla fine, seduto nella stessa poltrona, senza distrarmi o fare altre due o tre cose contemporaneamente. Minari ha anche un buon ritmo ma mi son trovato spesso a arzigogolarmi sulla poltrona della sala Excelsior dell’Anteo per cercare una posizione che, appena trovata, richiedeva già di trovarne un’altra.

Ma magari sono io.

spoiler

Ho anche provato a concentrarmi sul film come ai bei tempi, quando scrivevo recensioni. Ma non mi sono venute idee intelligenti. Minari mi pare uno dei classici film dove le cose vanno bene, poi vanno male e poi vanno di nuovo bene. Yuppie. E’ un tipo di film che si contrappone a quelli dove le cose vanno male, poi vanno bene per un po’ e poi di nuovo male. Mannaggia.

In entrambi i casi le mutazioni di stato sono dovute a fattori esterni, solitamente non causate dai protagonisti. E il senso del film è vedere come uomini, donne e bambini (perché si, ci sono quasi sempre bambini) reagiscono agli eventi, prima allontanandosi e poi avvicinandosi. O viceversa.

Probabilmente Minari non merita il cinismo che sta pervadendo questo post. Anche perché è probabilmente un film onesto, che è probabilmente intriso di un po’ di autobiografia di Lee Isaac Chung, che è ben diretto e ben recitato. Aperta parentesi: vederlo nel doppiaggio italiano è un delitto visto che il film credo sia in gran parte recitato in coreano (ha vinto il Golden Globe come miglior film straniero pur essendo una produzione americana) e, vista la bravura degli interpreti, credo che l’alternanza linguistica fra coreano e inglese abbia un valore. Vedremo.

Dicevo, probabilmente Minari non merita questa recensione ma mi è sembrato troppo furbo, con una successione di eventi telefonata e sconnessa, con una morale di fondo troppo scontata anche a chi, come me, non aveva neanche visto un trailer.

Magari me lo riguardo in streaming in lingua originale e poi se ne riparla.


Minari
 scritto e diretto da Lee Isaac Chung (Usa, 2020)
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Il film è stato distribuito in Italia dal 26 aprile 2021.

Lee Isaac Chung, americano classe 1978, di origini coreane. Minari è il suo primo vero film sul quale ha lavorato per anni. La pellicola ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance 2020 (dove è stato presentato) e il Golden Globe 2021 per il miglior film straniero (il film è girato in coreano).

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