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Festival del Cinema Ritrovato. Bologna Agosto 2020

Qualche giorno passato alla 34a edizione del Festival del Cinema Ritrovato di Bologna spostato ad agosto per via del covid-19.

Il catalogo dell’edizione 2020 è allegato qui.

La traversée de Paris di Claude Autant-Lara, Francia-Italia 1956 con Jean Gabin, 83’.
Nella Parigi occupata la gente si arrangia. Due trafficanti del mercato nero cercano di portare un maiale da una parte all’altra della città.
Una meraviglia. Non soltanto il film è divertente ma anche istruttivo di quanto fosse oppressiva l’occupazione tedesca. La traversée affronta anche il tema del collaborazionismo e dell’ipocrisia della gente (ad esempio pronta a denunciare i trafficanti del mercato nero ma senza scrupoli nello sfruttare ebrei che cercano di nascondersi).

Il film è stato proiettato in Piazza Maggiore la sera prima dell’avvio del festival del cinema ritrovato. E’ stato preceduto da una selezione di film realizzati con il sistema Chronochrome di Gaumont. Si tratta di ricostruire le informazioni colore nei documenti in bianco e nero di inizio secolo. I film proiettati riguardavano vari episodi fra i quali:

  • Venise, reine dell’Adriatique, 1912
  • La fête des fleurs a Nice, 1913
  • la Grèce pittoreque, 1912
  • La mode de Paris, 1912

All’expo di Parigi del 1900, Gaumont mise anche in vendita il Chrono de poche il primo cinematografo amatoriale, dal formato di 15mm. Tornato a casa Gianfranco Stucky rampollo della famiglia Stucky, ricca famiglia veneziana inizia a filmare scene di vita familiare e popolare. Una selezione è stata mostrata in piazza Maggiore.

You only live once (t.i. Sono innocente) di Fritz Lang, Usa 1937 con Henry Fonda, Sylvia Sidney, 85’.
Eccezionale film noir di Lang, alla seconda esperienza dopo l’arrivo negli Stati Uniti. Il tema centrale: la società non perdona e non dà occasioni di redenzione. E pensare che Taylor ha anche una fortuna sopra la media: nel carcere tutti gli hanno voluto bene, ha una donna che lo ama e lo va a prendere all’uscita per non lasciarlo mai più, ha già trovato un lavoro… Eppure non si può scappare al proprio destino. E non solo. La gente ‘per bene’ che non si fida di chi ha compiuto uno sbaglio, se ne approfitta accusando Taylor di crimini che non ha compiuto.
L’azione tiene per tutto il film, ritmo incalzante, personaggi molto ben scritti con ottime interpretazioni. Alcune scene sono meravigliose (come quanto Taylor passeggia nella gabbia con un rilevante gioco di chiaro/scuri)

Rvanye Basmaki (Scarpe rotte) di Margarita Barskaja, Urss 1933, 85’.
Nell’Urss prima degli anni ‘50 sono molte le donne cineaste, protagoniste della rassegna Pioniere del cinema in Unione Sovietica del festival del cinema ritrovato 2020. il film parla di giochi di bambini ma anche di lotta di classe e di rivoluzione, dove i bambini vengono sacrificati.
Rilevante e bello da vedere.

Gatan (La strada) di Gösta Werner, Svezia 1949, 86’.
Gösta Werner è importante soprattutto per i suoi cortometraggi. Gatan è invece un suo lungometraggio dove racconta la storia di una donna forte che cerca la sua libertà senza fortuna. Un film sulle luci della città (Werner farà anche un corto dedicato).

High Noon (Mezzogiorno di Fuoco) di Fred Zinnemann, Usa 1952, con Gary Cooper, Grace Kelly. 85’.
Niente da dire. E’ un capolavoro di tensione e di epica.

À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro) di Jean-Luc Godard, Francia 1960, 90’.
E’ il film che presta l’immagine per la locandina dell’edizione 2020 del festival del cinema ritrovato. Ed è un capolavoro. Opera prima di Godard, lancio della nouvelle vague francese, ospita due splendidi interpreti: Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg.
Il perditempo Michel è ricercato dalla polizia ma lui, piuttosto che fuggire, preferisce rincorrere l’amica americana Patricia. Una storia non troppo profonda sulla quale però Godard sperimenta inquadrature, montaggio, stacchi. Il risultato è un po’ straniante per il cinema di allora (e anche per quello di oggi).

This gun for hire (il fuorilegge) di Frank Tuttle, Usa 1942, con Alan Ladd, Veronica Lake. Tratto da una pistola in vendita di Graham Greene. 81’.
Ritmo incalzante per una storia di vendetta. Un killer viene pagato con banconote segnate e decide di farsi giustizia a modo suo scoprendo intrighi più grandi di lui.
Volendo, la grande corporation che compie disastri e ricorre a sicari per risolverli, è una anticipazione delle tematiche cyberpunk che arriveranno parecchi anni più tardi.

rassegna Il secolo del cinema: 1900 selezione di film Lumière combinati con lastre tricrome.

  • Danse russe
  • Expérience du ballon dirigeable de M.Santos-Dumond. Sortie du ballon e le ballon et son moteur
  • Nice: panorama sur la ligne de beaulieu à Monaco
  • Course landaise
  • Arles: farandoleurs dans les arènes
  • Embarquement dans les canots
  • Vue prise d’une baleinière en marche
  • Scene from the Elevetor ascending the eiffel tower (Usa, 1900, di James H. White)
  • Le Chateau d’eau vu de la Tour eiffel
  • Le vieux paris: vue prise en bateau
  • La rue des nations
  • Danse espagnole de la ferie sevillanos
  • Vue prise d’une plate-forme mobile
  • Plate-forme mobile et train electrique
  • les escalier du pont de l’Alma

Kohlhiesels töchter (due sorelle) di Ernst Lubitsch, Germania 1920, 61’
Nella rassegna 100 anni fa: 1920 è stato proposto fra gli altri questo film muto di Lubitsch che parla di due sorelle nelle montagne bavaresi che gestiscono una locanda dove un visitatore si invaghisce di una di loro. Gran ritmo e divertimento.

Tonkatsu Taisho (Our chief, our doctor) di Yuzo Kawashima, Giappone 1952, 95’.
Retrospettiva del festival del cinema ritrovato dedicata a Yuzo Kawashima, definito l’anello mancante del cinema giapponese tra Ozu, di cui Kawashima fu allievo, e Imamura, del quale fu mentore.
Tonkastu Taisho racconta di un supereroe. Araki è dottore, psicologo, aggiustatutto… con un rapporto idilliaco con gli abitanti di una baraccopoli di Tokyo. Saprà però farsi amare anche dai quartieri alti. Un film senza personaggi negativi, tutto centrato sul protagonista e sulla città. Interessante proprio per questo: la vista di una Tokyo diversa, in interni e in esterni attraversata da un personaggio carismatico.

Kinou to asu no aida (between yesterday and tomorrow) di Yuzo Kawashima, Giappone 1954, 120’.
Due donne si contendono Kaitaro, un uomo pieno di sogni e di forza di volontà per realizzarli. Meno spumeggiante di tonkatsu comunque interessante.

Shatranj-e baad (Chess of the wind) di Mohammad Reza Aslani, Iran 1976, 93’.
Shatranj è una sorta di film maledetto. Già alla sua presentazione nel 1976 viene accolto male per poi essere rifiutato da molte sale. Infine, la rivoluzione del 1979 lo bandisce definitivamente. Il film viene ritrovato nel 2015 da un rigattiere.
Shatranj racconta la storia di una famiglia alto borghese nell’Iran degli anni ‘20. Spesso girato con camera fissa, ogni scena è un quadro dove i personaggi si muovono nella casa padronale con coereografie impeccabili e raccontando della lotta per l’eredità tra figli, figliastri e amanti.

rassegna di cortometraggi: Gösta Werner - il senso della perdita

  • Morgonwäkt: en studie i konstraster (alba: uno studio sui contrasti), 1945
  • Tåget: en film om resor och jordbundenhet (il treno: un film sui viaggi e sul contatto con la terra), 1948
  • Skymningsljus (luci del crepuscolo), 1955
  • Den förlorade melodien (la melodia perduta), 1957
  • Ett glas vin (un bicchiere di vino), 1960

Una delle due raccolte di cortrometraggi dedicati a Gösta Werner dal festival del cinema ritrovato. Tutti notevoli per lo stile e la coerenza del messaggio.
Il treno mi pare il più rilevante del gruppo. La camera a volte assume la soggettiva del treno, altre quella dei viaggiatori che guardano all’esterno. Il corto mostra come vengono gestiti gli scambi e la ‘rotazione’ dei locomotori. Rilevanti anche le immagini dei dettagli degli ingranaggi che muovono il treno, che sembra quasi una entità autonoma.
Anche luci del crepuscolo e la melodia perduta meritano una menzione. Il primo è dedicato alle luci della città che si accendono quando arriva la notte e il secondo ai problemi di traffico che già nel 1957 attanagliavano Stoccolma.
Interessante anche un bicchiere di vino che racconta come il vino italiano, spagnolo e francese arrivano sulle tavole degli svedesi.

Tenet scritto e diretto da Christopher Nolan, Usa 2020, con John David Washington, 150’.
Ospitato al cinema Lumière (sala Mastroianni) in pellicola 70mm in versione originale sottotitolata. M’è parso che non ci sia niente. Una bella idea (alcuni oggetti sono in grado di invertire l’entropia e viaggiare in reverse nel tempo) ma scritta male (nel senso, poco comprensibile e molto tirata là) con l’aggravante di diversi spiegoni infilati a forza nella sceneggiatura senza la capacità di aggiungere valore. Personaggi poco profondi (tranne forse il Sator interpratato da Kenneth Branagh), tanta azione (girata bene), ma poco senso.
Riferimenti al mistero del quadrato del Sator dove ci sono disposte cinque parole (Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas) che si possono leggere in ogni direzione verticale e orizzontale. Ma quindi?

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