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Firenze. Aprile 2, 2019

Il giovane suonava la chitarra. E questo era importante. La sua ragazza era carina. E questo era importante pure.

L’oste li guardava, sorseggiando vino al loro tavolo. Quei due avranno avuto la metà dei suoi anni. E questo era fondamentale. “C’è una festa all’Impruneta!” disse loro, che risposero che non sapevano dove fosse quel posto. Dall’accento, sembravano veneti. “E’ giù di là! Avete la macchina, no?”. Annuirono. “Dai! Vengo con voi. Mi accompagnate vero? Ci divertiamo! Tu porta la chitarra e io porto un po’ di cibo”. Si alzò e andò verso la cucina. Parlava col fratello cuoco: “Su, stai te in Osteria stasera. Tanto non c’è nessuno”. A parte me. Anche se la ribollita era quasi finita. “Dai che ho trovato questi ragazzi. Vado alla festa con loro e mi diverto. Faccio notte e torno domattina col pullman”. Il fratello probabilmente cedette perché l’oste tornò in sala senza più il grembiule da oste. Il giovane stava arpeggiando qualcosa guardando il piercing sul naso della ragazza. O almeno io mi ci ero fissato. “Dai ragazzi andiamo. Prima finisci il vino però. Dai che ci divertiamo”. Poi si voltò verso di me a recitare la parte per l’ultima volta stasera: “buona la ribollita vero? Questa è autentica cucina Toscana!” Confermai. “Allora io vado” urlò verso la cucina. “Pensateci voi al signore”. E poi uscì, seguendo la ragazza e il giovane con la chitarra.

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